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Raffaele Prodomo

Il Comitato nazionale per la Bioetica e le medicine non convenzionali

Il Comitato nazionale per la Bioetica (CNB) nel mese di aprile ha elaborato un parere su un testo in discussione alla Camera teso a regolamentare le cosiddette medicine non convenzionali (omeopatia, medicina ayurvedica, osteopatia ecc.). Approvato a larga maggioranza con l’astensione e il dissenso motivato di alcuni componenti (Luisella Battaglia, Silvio Ferrari e Bruno Silvestrini), questo breve documento contesta alcune affermazioni di principio del testo legislativo e la sua finalità di dare contemporaneamente un riconoscimento a tali pratiche ma anche esercitare su di esse un controllo a tutela dei cittadini. In primo luogo, convincono poco il tono generale e l’esiguità dell’analisi. Ad esempio, più pacato, analitico e problematico è sicuramente l’approccio alla questione presente nel volume, Etica della salute e “Terapie” non convenzionali” (Giannini, Napoli 2002) che raccoglie gli atti di un convegno organizzato qualche anno fa dal Centro interuniversitario di ricerca bioetica di Napoli (CIRB).
Per quanto riguarda i contenuti del testo, mentre la proposta di legge indica il pluralismo scientifico come valore costituzionalmente protetto, il CNB, partendo dalla premessa che il sapere scientifico tende a dare una visione unitaria della realtà, afferma apoditticamente: "Se per pluralismo scientifico si intende la contemporanea presenza di più scienze concernenti un medesimo oggetto- ad esempio la presenza di più chimiche organiche o di più fisiche- il pluralismo scientifico non esiste e non è mai esistito". A parte la problematica applicazione di questo principio alla medicina, il cui statuto epistemologico, come rilevato da Luisella Battaglia in un tempestivo commento (“Il Secolo XIX, 24 aprile 2004), è del tutto peculiare, siamo così sicuri che tale affermazione sia vera per la stessa chimica e fisica?
Una cosa è, infatti, affermare che il sapere scientifico tende a "dare una visione unitaria della realtà" altro è credere che questa sia data e acquisita una volta e per sempre. La storia della scienza mostra molti esempi di coesistenza e concorrenza di teorie rivali su un medesimo oggetto non sempre conciliate e risolte pacificamente in unità. Si tratta, forse, di un ritorno a quella fiducia nella supremazia del sapere scientifico (risolutore dei problemi e accapigliamenti tra teologi e metafisici) che fece affermare ad Auguste Comte che come non si ammetteva più in campo scientifico così la diversità di opinione non si sarebbe dovuta ammettere in campo etico e politico? Solo in questo clima si comprende la premura a intervenire su un progetto di legge sulle medicine non convenzionali e, al contrario, il silenzio del CNB sulle limitazioni al pluralismo e alla libertà introdotte in ambito procreativo dalla nuova legge sulla fecondazione assistita.
Certo, il totalitarismo implicito nelle affermazioni del padre del positivismo filosofico non fa parte del patrimonio culturale della maggioranza dei saggi componenti il CNB. Tuttavia, sottolinearne l’ascendenza positivistica, vale a considerare le loro affermazioni (come tutte le affermazioni filosofiche) contestabili sul piano storico, discutibili su quello epistemologico e ambigue politicamente.

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