Genova, P.zza Verdi 4/4 - 16121

 
 
Un brano per una possibile discussione bioetico-filosofica non antropocentrica
proposto da Mario Coltorti †
Tema:
Il rapporto tra l'umanità e il resto dei viventi
"Il signor Thien, dello stato di Chhi, dava nel suo palazzo un banchetto ancestrale, al quale aveva invitato un migliaio di ospiti. Quando si fu seduto in mezzo a loro, molti gli si appressarono con doni di pesce e selvaggina. Guardandoli con approvazione, esclamò con fervore: "Quanto è generoso con l'uomo il Cielo! Il Cielo fa nascere le cinque qualità di cereali e produce le specie alate e pennute, specialmente per nostro beneficio".
Tutti gli ospiti fecero eco a questa opinione applaudendo, tranne il ventenne figlio di un certo signor Pao, il quale, non badando all'anzianità, saltò fuori dicendo: "Non è come il signore dice: le diecimila creature (dell'universo) e noi stessi apparteniamo alla medesima categoria, quella delle cose viventi, ed in questa categoria non v'è alcunché di nobile e alcunché di volgare. E' solo in relazione alla grandezza, alla forza e all'astuzia che una particolare specie acquista il predominio su di un'altra, o che una si nutra dell'altra. Nessuna di esse è concepita per giovare agli usi delle altre. L'uomo prende e mangia quelle che sono adatte al (suo) cibo, ma come (si potrebbe sostenere che) il Cielo le abbia generate proprio per lui ? Le zanzare e i moscerini suggono (il sangue attraverso) la sua pelle; le tigri e i lupi ne divorano la carne - ma non asseriamo per questo che il Cielo abbia generato l'uomo per beneficio delle zanzare e dei moscerini, o per fornire cibo a tigri e lupi".
(tratto da Barrow e Tipler "Il Principio Antropico" (Adelphi 2002), cit.da J.Needham, Scienza e Civiltà in Cina, Einaudi 1983,vol.II,pag 115-116), tratto dal Lieh-Tzu, attribuito al leggendario filosofo cinese Lieh Yu-Khou.

 
Abu Bakr, il mistico di Bagdad, morì nel 945.
Dopo la sua morte apparve in sogno a un amico che gli chiese:
"Come ti ha trattato Dio?"
Egli rispose: "Mi ha posto al suo cospetto e mi ha chiesto: ‘Abu Bakr, sai perché ti ho perdonato?'
Risposi: 'A causa delle mie buone azioni.'
Lui disse: 'No.'
Io dissi: 'Perché ero sincero nella mia devozione.'
Lui disse: 'No.'
Io dissi: 'Grazie al mio pellegrinaggio e al mio digiunare e alle mie preghiere.'
Lui disse: 'No, non per questo ti ho perdonato.'
Io dissi: 'Grazie ai miei viaggi per acquisire sapere e perché mi sono recato presso i devoti.'
Egli disse: 'No.'
Io dissi: ‘0 Signore, queste sono le opere che conducono alla salvezza, esse ho posto al di sopra di tutto e compiendole pensavo che grazie ad esse mi avresti perdonato!'
Egli disse: 'Eppure non ti ho perdonato per tutte queste cose!'
Io dissi: 'Perché allora, o Signore?'
Lui disse: 'Ricordi quando camminando per le strade di Bagdad trovasti un gattino, che il freddo aveva reso debolissimo e che si muoveva da un muro all'altro per cercare riparo dal freddo e dalla neve e che tu, preso da compassione, lo sollevasti e tenesti sotto la pelliccia che portavi, e così facendo lo proteggesti dal tormento del gelo?'
Io dissi: 'Sì, lo ricordo.'
Lui disse: 'Perché avesti pietà di quel gatto, per questo Io ho avuto pietà di te.’”
(tratto da A. Schimmel, Die Orientalische Katze, Dieiderichs, Koln 1983 – citato in P. Watzlawick – Di bene in peggio, Feltrinelli, Milano 1998)
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