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Gianfranco Nicora

La scelta vegetariana nella vita del cristiano

Il Libro curato da Padre Guidalberto Bormolini e Padre Luigi Lorenzetti con la prefazione di Mons. Eugenio Binini vale la gioia di essere letto, pieno com’è di acute riflessioni, toccanti testimonianze, sacrosante retrocessioni dell’essere umano da Signore della Terra a creatura fra le creature.

Per elaborare una “teologia” che non abbia più al proprio centro soltanto, ma assieme a lui, l’animale e ogni essere vivente, ci voleva un teologo come
Paolo De Benedetti; il cui pensiero si articola fino a spostare il centro della propria attenzione dalla creatura umana, che lo ha sempre altezzosamente occupato, alle creature “minori”, che sempre sono state ai margini. “Questa la grandezza di Paolo De Benedetti: dismettere l’arroganza di una dottrina viziata dalla consuetudine di considerare se stessi al centro dell’universo. Pensare che anche per i gatti e i cani, leoni e serpenti, formiche e asini, api e tartarughe, pinguini e galline (ma anche foreste e ghiacciai, fiumi e fili d’erba) possa darsi un senso dell’esistere più articolato di quello che siamo soliti attribuire loro, più degno di essere rispettato
Stefano Severoni con grande precisione ci ricorda come il Magistero della Chiesa ha sempre sottolineato che il Creato, uscito dalle mani di Dio, debba essere rispettato, amato e curato e la Teologia del Creato ha necessariamente posto al centro dell'Universo il progetto di amore di Dio, che vede nell'uomo non il padrone, ma il curatore e l'amministratore della grande casa (ecos ) che tutte le creature animali e vegetali accoglie.
Benedetto XVI in particolare ha parlato in più occasioni della cura, della custodia e della salvaguardia del creato, ma Severoni richiama anche l'insegnamento di Paolo VI e del Beato Giovanni Paolo.
Marilena Bogazzi con la tipica sensibilità spirituale femminile coglie nel Progetto di Dio la tenerezza: Dio e' un Padre tenero che insegue l'uomo, dopo la caduta nel Paradiso Terrestre, nel suo percorso travagliato che culmina nella venuta di Cristo Il sacrificio della croce consente agli esseri umani di ritornare allo stato perfetto originario, voluto da Dio al momento della creazione. Cristo restituisce all’uomo la possibilità di essere «immagine e somiglianza» di Dio.Questa nuova condizione comporta l’automatico recupero di tutte le caratteristiche con cui Dio ci ha creato, prima fra tutte l’essenza di Amore, non ultime la dieta vegetariana (Gn 1,29) e la capacità di custodire il creato (Gn 1,26).La creazione, essendo sottomessa all’uomo (Gn 1,26), non può riscattarsi da sola, ma deve essere redenta dall’uomo che a sua volta deve lasciarsi redimere da Cristo. Dice infatti San Paolo nella Lettera ai romani:
L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazio- ne dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione le doglie del parto fino ad oggi.sarà liberata dalla schiavitù della corruzioneper entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre (Rm 8, 19-24).
P. Luigi Lorenzetti, uno dei moralisti piu'noti, discreti e intelligenti e, la cui umiltà e' garanzia di serietà, da anni sostiene che la visione geocentrica caratterizza, nei primi due capitoli della Genesi, il quadro della creazione: tutte le creature (inanimate e animate, divise in vegetali, animali, umane) sono opera dell’azione creatrice di Dio e fanno riferimento a Lui.Dio ha promesso «cieli nuovi e terra nuova» (cfr. Ap 21,1), ma la nuova realtà non sorge dalla rovina della precedente, bensì dal suo compimento e dalla sua trasformazione. La realtà futura (escatologica) non riguarda solo l’essere umano, ma anche il regno animale e l’ambiente naturale. L’apostolo Paolo è certo che tutta la creazione sia raggiunta dalla redenzione: «la creazione attende con ansia la manifestazione dei figli di Dio. [...] La creazione stessa sarà un giorno liberata dalla servitù della corruzione. [...] Fino ad ora la creazione tutta geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,19.21-22).
Una conclusione è chiara: la Rivelazione, quando parla della fine del mondo, ne parla in termini di trasformazione, di compimento, di pienezza, e non di distruzione o di ritorno nel nulla. Non si può sapere come questo avverrà, ma si sa che avverrà.
D’altra parte l’idea della possibilità di un’altra vita per tutte le cre- ature viventi, e dunque anche degli animali, non costituisce una novità. Questo ci autorizza forse a pensare gli animali nella prospettiva delle realtà ultime (escatologia), a ritenere che potremo godere un giorno anche della loro presenza? Un incoraggiamen- to alla speranza in tale direzione è stato dato da Paolo VI: «Anche gli animali sono creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell’impronta universale del peccato e della universale attesa della redenzione».
La sorte futura del mondo creato, e di tutte le creature, illumina e orienta la responsabilità umana nel salvaguardare l’intera creazione, che avrà compimento nell’ultimo giorno.
P. Guidalberto Bormolini, un grande studioso dei Padri della Chiesa sottolinea a questa a considerare l'astinenza dalle carni che oggi il termine più in voga tra chi, per motivi etici, decide di non mangiare carne è vegetarianismo, anche in ambito religioso. Invece nel linguaggio della chiesa primitiva e dei padri il termine utilizzato per indicare l’esclusione della carne dalla propria dieta, o di altri cibi o bevande, è astinenza dalla carne per motivi ascetico-mistici . Nel monachesimo cristiano non c’è traccia esplicita di un vegetarianismo etico, però nelle tradizioni ascetiche si trova spesso un sentimento interessante: la nostalgia delle origini, in cui l’uomo viveva in armonia con il creato e con il Creatore.
Filosofia greca e orientale hanno dato un grosso contributo a considerare l' astinenza dalla carne come ritorno alle origini.
Negli scritti dei Padri era difesa l’astinenza dalla carne come una scelta fondamentale per la vita contemplativa e qui consiglio di leggere attentamente tutta questaparte che riguarda i Padri della Chiesa, le cui testimonianze sono no solo affascinanti, m a uno stimolo ad una vista spirituale, aiutata da una alimentazione sobria e vegetariana
Reanto Criscuolo, profondo conoscitore della cultura classica religiosa, ci fa una bellissima panoramica sul grande San Girolamo.
Cita soprattutto Adversus Jovinianum (Contro Gioviniano), scritto da san Girolamo nel 393, in latino e diviso in quattro parti la cui terza è interamente dedicata a confutare l’alimentazione carnea, indicata come negativa per quanti volessero intraprendere un cammino cristiano.
Fra le quattro tesi di Gioviniano, confutate da Girolamo, quella che interessa il vegetarianismo è la terza. Ecco in sintesi la proposizione di Gioviniano, che San Girolamo confuta. Dio ha creato l'uomo come parole del Creato e quindi si puo' e si deve servire di tutto ciò che Dio gli ha dato in dono. animali compresi indispensabili per la sua alimentazione.
Se la prima parte della confutazione di Girolamo mira a dimostrare la validità del vegetarianismo solo con l’uso della ragione, la seconda parte si basa invece sulle Scritture. Esordisce dicendo che anche nel paradiso terrestre già Dio aveva richiesto il digiuno, anche se limitato al solo albero del bene e del male. Fino a quando l’uomo ha osservato tale digiuno, egli è rimasto beato, ma appena lo ha rotto è stato cacciato dal paradiso terrestre.
Leggendo l'interessante ricerca di Criscuolo troverete che Girolamo non è così intransigente e spiega perché Dio ha ammesso il compromesso.
San Girolamo spiega anche perché, secondo lui, Gesù abbia mangiato pesce dopo la Resurrezione: non certo per gola o per necessità, ma per dimostrare la realtà del Suo Corpo. Infatti ogni volta che fece risuscitare qualcuno dai morti, ordinò poi di dargli da mangiare, af finché non si ritenesse che avesse risuscitato un fantasma. È scritto che anche Lazzaro, dopo la resurrezione, per questo motivo andò a mangiare con il Signore. Non dice questo per negare che avesse mangiato pesce o altro, ma come la verginità è da preferire al matrimonio, così l’astinenza e lo spirito sono da preferire alla carne e alla pancia piena.
L'intervento di Enrico Ceccaroni ha il grande pregio di calare il discorso filosofico, patristico e teologico nella realtà di oggi e di sottolineare che anche anche la scienza mostra i notevoli vantaggi, sia in ambito ecologico sia per la salute umana, di un ridotto o nullo contenuto di prodotti di origine animale nella dieta umana a favore del consumo di un’adeguata varietà di alimenti vegetali. La diffusione di sani stili dietetici vegetariani permetterebbe di ridurre gran parte dei problemi ecologici e sanitari dovuti alla filiera alimentare, tra cui l’inquinamento causato dai fertilizzanti, dai pesticidi e dagli altri prodotti chimici e l’impatto ambientale causato dalla produzione delle deiezioni e dei gas serra. Gli allevamenti degli animali da reddito comportano infatti, a livello planetario, un’imponente emissione di gas serra, corresponsabili del riscaldamento del pianeta. Rispetto agli alimenti vegetali, i prodotti di origine animale causano inoltre un gravoso dispendio di energie e di risorse (superfici coltivabili, acqua, legumi e cereali, combustibili, prodotti chimici), che potrebbero essere utilizzati con profitto molto maggiore per la coltivazione finalizzata all’alimentazione umana diretta; la metà dei cereali coltivati in tutto il mondo per l’alimentazione del bestiame basterebbe a sfamare tutte le popolazioni dell’intero pianeta che hanno difficoltà o sono impossibilitate a nutrirsi adeguatamente.
Dal punto di vista medico, le diete vegetariane e vegane adeguatamente pianificate sono nutrizionalmente complete, adatte a ogni fase del ciclo vitale umano, e presentano numerosi e importanti vantaggi. Esse infatti, rispetto alle diete onnivore, favoriscono il mantenimento di un migliore stato di salute e la prevenzione di numerose e importanti patologie (molto diffuse nei paesi industrializzati), tra cui importanti patologie cardiovascolari, tumori, diabete, demenza senile e malattia di Alzheimer.
Autorità mondiali (tra cui le Nazioni Unite e la FAO) hanno il- lustrato gli effetti negativi dell’allevamento del bestiame sotto vari aspetti, e si sono espresse favorevolmente rispetto al consumo dei prodotti vegetali anziché di quelli animali, ponendo tra gli obiettivi necessari la riduzione su larga scala del consumo di carne.
E' poi importante notare che ogni ciclo di allevamento termina necessariamente con la sofferenza e l’uccisione di un essere vivente
Enrico Moriconi affronta co grande lucidità il tema degli allevamenti intensivi come un evento importantissimo nella storia dell’agricoltura, di fatto una rivoluzione epocale che ha contribuito a industrializzare il settore; la richiesta di cereali anche per gli animali ha sicuramente accelerato la “rivoluzione verde” degli anni Sessanta basata sulle concimazioni chimiche. Un altro segnale di innovazione è stato la globalizzazione del settore che, nonostante i dazi sulle merci, quando ancora esistevano, faceva già circolare gli alimenti per tutto il mondo.
L’agroindustria e la zootecnia industrializzata hanno ugualmente seguito l’evoluzione neoliberista dell’economia mondiale che ha portato non già più giustizia ed equità, ma maggiore disuguaglianza tra le parti ricche e povere della popolazione mondiale, segnando il passaggio per moltissime persone dalla povertà, a volte decorosa, alla miseria più indicibile.
Oggi il settore lancia segnali di un futuro preoccupante per coloro che li vogliono cogliere, in particolare denuncia un allarmante avvicinamento al limite produttivo mondiale, parallelamente a quanto avviene per altre materie prime.
Condivisibile la conclusione che la diffusione di una variazione degli stili di vita e alimentari, con la diminuzione delle proteine di origine animale o la loro sostituzi ne con quelle vegetali (dieta vegetariana o vegana) appare la soluzione migliore per conciliare l’arresto del degrado ambientale e del consumo di risorse primarie, ma anche per garantire un più equo equilibrio sociale non solo nei paesi ricchi ma soprattutto in quelli poveri.
Questo libro da' un notevole e positivo contributo al dibattito tra cristiani riguardo ai temi della salvaguardia del creato. Anche il Magistero della Chiesa si sta movendo in questa direzione. In molte Chiese c’è già un’attenzione specifica per il mondo animale, tanto che è nata anche una “teologia animale”.
In questa prospettiva la scelta vegetariana da parte cristiana sta sbocciando come un segno dei tempi, con un’analisi sistematica e profonda riguardo ai fondamenti di una scelta etica a favore dell’astinenza dalla carne. . La teologia-spirituale potrebbe fornire un forte sostegno alla scelta vegetariana per motivi etici. partendo dalla stessa essenza del messaggio evangelico, messaggio portatore di una meravigliosa etica dell’amore.
La speranza che un’etica vegetariana possa trovare uno spazio nella riflessione teologica e nelle scelte di vita delle Chiese è nutri a anche da interessanti esperienze ecumeniche.

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