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La riflessione del prof Giorgio Macellari sull'obbligo vaccinale. Articolo pubblicato anche su Corriere Salute (gennaio 2021)

Credo che in merito all’obbligo vaccinale contro Covid-19 sia in corso una polemica sul nulla. In Italia abbiamo già vaccinazioni obbligatorie (contro tetano, polio, difterite, epatite B…) e nessuno – ad eccezione di una bizzarra minoranza – si sogna di negare ai propri figli una protezione così preziosa da malattie che fino al secolo scorso imperversavano senza controllo, seminando patimenti e morte.Inoltre la legge prevede l’obbligo di indossare caschi in moto e cinture in auto, ma nessuno inveisce contro un tiranno che limita la libertà personale. La ragione è semplice: a chi sostiene spavaldamente “la testa è mia e ne faccio quel che mi pare”, lo Stato fa notare che no, la testa non è solo tua, se te la rompi le conseguenze causano costi sociali che gravano su tutti, erodendo risorse pubbliche e spargendo sofferenze prevenibili.
Chi si oppone all’obbligo vaccinale cita l’art. 32 della Costituzione, ma a sproposito: declama la prima parte,ove si dice che nessuno può essere costretto a un trattamento sanitario, ma dimentica la postilla “…se non per disposizione di legge”. Dunque in certi casi lo Stato può o deve forzare a trattamenti sanitari. Quando? Quando il diniego di uno può essere lesivo della salute di altri.
E che dire della titubanza di alcuni operatori sanitari? La trovo inammissibile. Medici e infermieri hanno studiato sodo per offrire cure basate su dati scientifici: imperfette, certo, ma le migliori esistenti. E visto che il nuovo vaccino risulta efficace e sicuro, non usarlo per prevenire una malattia così odiosa è insensato; inoltre apre al codice penale: contagiare soggetti fragili può procurare la morte. Dagli operatori sanitari mi sarei aspettato un’adesione totale, invece una parte si rifiuta, diffida o indugia, alimentando una confusione da cui i negazionisti attingono per infiammare gli animi. Mi chiedo, spiazzato, cosa hanno studiato per fare e quale senso etico hanno maturato nel loro percorso di lavoro a fianco del dolore.
Insomma, a certe libertà individuali si deve rinunciare per difendere il bene collettivo. Una semplice regola con radici antiche, non serve ridiscuterne. Eppure qualcuno si irrigidisce su posizioni irrazionali, oltre che egoistiche fino all’irresponsabilità: pur di tener fede alla propria ideologia – non importa se priva di argomenti comprensibili – è disposto a sacrificare il bene altrui. Difficile giustificare un siffatto comportamento asociale. Senza contare quanto sia complicato e lento organizzare campagne di persuasione educativa:in questa fase d’emergenza manca il tempo per vincere pacatamente le resistenze che preannunciano la difficoltà di raggiungere la dovuta immunità di gregge. Campagne di questo genere vanno sì messe in atto, con il sostegno di chi ha l’autorevolezza mediatica per dare il buon esempio. Ma non vedrei alcunché di malvagio o antidemocratico nel rendere obbligatoria la vaccinazione, se il tasso di rifiuto superasse la soglia critica.

Prof Giorgio Macellari

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