Silvana Cagiada ha posto le stesse domande, ma in momenti diversi, a due uomini di fede. L’obiettivo del confronto tra i due rappresentanti spirituali delle due religioni, consiste nel verificare sia i punti di contatto che le diversità su tematiche esistenziali, particolarmente sentite oggi, momento storico successivo all’intervista, laddove l’emergere della fragilità dell’essere umano si manifesta drammaticamente con la pandemia e la conseguente presa di coscienza della difficoltà ad affrontarla.
L’intervista a Padre Giacomo, abate benedettino, è stata raccolta il 1 dicembre 2019 presso il monastero benedettino di San Giovanni Evangelista di Parma, luogo all’interno del quale ha sede anche la “scuola buddhista” della città, in un’ottica interreligiosa di accoglienza e confronto di fedi e culture diverse, nel reciproco rispetto. Padre Giacomo era giunto a Parma dalla Pietra di Bismantova, dopo che i benedettini avevano lasciato l’eremo.
Cosa è per te la sofferenza come persona e come religioso?
Ho scoperto da un mese di avere un tumore. Non mi meraviglio della mia sofferenza, perché ho una maggiore serenità spirituale; mi abbandono alla Provvidenza, perché tutto fa parte di un cammino, non ho paura delle sofferenze e della morte.
Come sarà la vita dopo la morte?
La realtà della sofferenza è il pane quotidiano di tutti e comporta che, in questo cammino, abbiamo delle sofferenze…fa parte della crescita come il giorno, la luce. Il buio ti serve per “caricare la batteria” ed essere più vitale durante la giornata. Un allenamento della mia vita spirituale che mi aiuta a superare….
La vita dopo la morte è tale e quale a Cristo: Cristo è nato, ha sofferto, è morto. E la morte è il destino. Lui lo sapeva, era inconcepibile che un Dio fatto uomo potesse morire, e questa morte è stata uno “scandalo”. E la Madonna sapeva, ma si faceva forte, perché era consapevole che il Figlio Prediletto poteva sempre contare sul Padre, come tutti noi. Dopo la sua morte, è sempre Lui che dà forza e ci illumina sul futuro. Lo Spirito Santo Lo fa sorgere dal sepolcro. E questa esperienza è uguale per tutte le creature. E la facciamo con lo “Spirito di vita", che non è soltanto forza creatrice assoluta, ma dispensatore di gioia e di pace e, nonostante le nostre “mancanze”, i nostri limiti, interviene sempre.
Come combattere l’ingiustizia del mondo? Che cosa può fare il cristiano?
L’ingiustizia del mondo dipende dall’uomo stesso, dalla sua natura, dal suo essere egoista, ma il cristiano può combatterla con la Carità, con la Fede e con la Speranza nell’aiuto di Dio, seguendo il Vangelo e la parola di Dio, unica via che porta al rispetto e alla giustizia tra gli uomini.
Ma quale aiuto concreto con la Carità?
Madre Teresa di Calcutta stava soccorrendo un moribondo abbandonato per strada, e un giornalista che la vide le chiese quale valore di vero aiuto avesse il suo intervento. Ed Ella rispose: “Gli ho sollevato la testa e sono rimasta con lui mentre stava morendo e lui mi ha sorriso prima di morire”.
Gheshe Jampa Gerlek (Istituto Lama Tzong Khapa, Centro Internazionale di studi di buddhismo tibetano -Toscana), monaco buddhista, intervistato il 23 febbraio 2020. Il monaco parla solo in tibetano e si avvale di un interprete per rispondere alle domande.
Le farò le stesse domande che ho rivolto a Padre Giacomo, abate Benedettino. Vorrei mi esprimesse la sua opinione su “la vita dopo la morte”.
Nel buddhismo la vita futura dopo la morte continua, perché la vita futura viene dalla presente. La vita precedente viene dalla vita passata. È un principio senza fine. La nostra coscienza continua, però deve raggiungere un altro elemento. Si parla di “Samsara” e “Nirvana”. Samsara significa che la nostra vita continua, prende un’altra rinascita,perché c’è un’”affezione mentale”, uno “squilibrio”. È un ciclo che continua con il Karma, il frutto delle nostre azioni. Se si esce da questo ciclo si entra nel Nirvana, eliminando affezione mentale e Karma. Dopo il Nirvana, la mente non si ferma, ma continua. Lui o Lei, ormai, possono scegliere di rinascere oppure no, con libertà, dove vogliono. Prima di questo passaggio, invece, si rinasce nella “fede del Karma”, fede basata sulla saggezza. Se una fede è cieca, non va bene. Si deve ragionare e studiare su ciò che ti dà luce. Una fede cieca dà solo ignoranza. Non si devono accettare le mie parole per fede, ma solo se questo vi dà un senso.
In quest’altra vita, quando si parla di Nirvana c’è un Dio, una forza universale che fa muovere il Tutto?
Questo Dio, creatore onnipotente, nel buddhismo non è accettato. Tutto è interdipendente, si basa sul meccanismo di interdipendenza.
Che significato dà alla sofferenza e alla giustizia?
È la sensazione del malessere, sensazione della nostra mente e del nostro fisico, come sensazione cattiva del nostro corpo e della nostra mente. La sensazione mentale può essere positiva o negativa, piacere o dolore nella mente. Il dolore è sofferenza, pianto. L’ingiustizia esiste perché gli uomini non riescono ad intervenire in queste situazioni, ad esempioquando muoiono di fame bambini. Secondo me questa ingiustizia è dovuta alla mancanza del nostro altruismo, di non comprensione e amore. Riguardo aIla domanda (relativa all’ingiustizia) che hai fatto, il buddhismo ha proclamato che tutti gli esseri senzienti sono uguali: alcune razze hanno un atteggiamento di superiorità, così come anche i ricchi verso i poveri ed è per questo che non c’è uguaglianza.
C’è rispetto per gli animali?
Buddha dice che siamo tutti uguali. Siamo tutti esseri senzienti.-
E i vegetali?
Non hanno coscienza.
Padre Giacomo è morto il 6 febbraio 2020. La sua morte ha lasciato un grande vuoto tra le persone, fedeli e non, che si rivolgevano a lui per essere confortate, supportate e per avere un confronto nei momenti oscuri e difficili della propria esistenza. Tutto ciò, grazie alla sua capacità di sdrammatizzare e condividere il dolore, e di far vedere oltre al buio, uno spiraglio di luce che è amore tra gli uomini.
Non sono le solite frasi di commiato per ricordare un defunto, ma è il ringraziamento profondo ad una persona indimenticabile.
Ringrazio anche il monaco Ghesce Jampa Gelek e l’intero gruppo per la cordiale accoglienza e collaborazione, e per aver accettato un confronto certamente illuminante sia per quanto riguarda gli aspetti etici che “il trascendente”.
Dott.ssa Silvana Cagiada
Psicologa clinica, psicoterapeuta
Istituto Italiano di Bioetica- Sezione Regione Lombardia