Incontro a Genova il 4 febbraio dalle ore 18, presso la sede dell'Istituto Italiano di Bioetica, per discutere della quarta edizione del Festival di Bioetica dedicata al tema 'Prendersi cura'
Progetto del IV Festival di Bioetica 2020
Prendersi cura
UOMO, AMBIENTE, ANIMALI
Santa Margherita Ligure, 27/28 agosto 2020
La nostra potrebbe essere definita come una “società del rischio”, nel duplice senso che lo produce e se ne difende.
Gli allarmi ecologici e sanitari, spesso suscitati dalle stesse innovazioni tecno-scientifiche, generano un’angoscia quotidiana che occupa tutto il nostro orizzonte e ci impedisce di proiettarci oltre il presente. Non solo. Le modalità stesse in cui vengono presentati i rischi sembrano rappresentare più una riflessione sulle proprie ansie e sulla propria impotenza ad agire che una maniera utile di pensare a come si potrebbe procedere per assicurare una più grande protezione al nostro mondo.
È possibile -- dobbiamo chiederci -- superare il modello dominante della società del rischio? A quale modello alternativo potremmo riferirci? A questo interrogativo intende rispondere il Festival di Bioetica 2020 configurando un modello di società ispirato alla cura che, oltre fornire una migliore comprensione dei fenomeni sociali, sia in grado di approntare una spiegazione più soddisfacente della natura delle azioni democratiche e dei cambiamenti necessari per confrontarci con le sfide di varia natura, in primis quelle ambientali, che ci attendono.
Si tratta, certo, di riconoscere realisticamente i rischi ma assumendoli nella loro complessità, attraverso una più compiuta conoscenza della ‘ecologia delle azioni’ e una capacità di previsione che eviti la semplice gestione a cose fatte delle loro conseguenze e abbia di mira il “buon governo” del territorio. Ma, soprattutto, elevare l’etica della cura a ideale politico potrebbe rimodellare significativamente le pratiche della cittadinanza democratica. La visione antropologica su cui si fonda quella che potremmo chiamare una Democrazia della Cura si riferisce infatti a soggetti che lavorano in relazione con altri e la cui autonomia emerge attraverso un processo complesso di crescita e di sviluppo che prevede la consapevolezza della reciproca interdipendenza.
Decisivo è altresì il riconoscimento della comune vulnerabilità, da intendersi come una condizione strutturale della vita umana che ne sottolinea la fragilità e quindi il bisogno condiviso e reciproco di cura.
Si richiama infine l’attenzione sul fatto che la visione corrente del lavoro di cura come attività socialmente svalutata e, insieme, espressione di una moralità essenzialmente femminile, è all’origine di diseguaglianze fondamentali nella distribuzione del potere, laddove una società autenticamente democratica, per garantire l’effettiva eguaglianza di tutti i cittadini, dovrebbe riconoscere il valore etico e sociale della cura, ponendolo al centro della teoria e della pratica politica.
Si potrebbe pertanto affermare che se la cura ha bisogno della democrazia, per evitare ogni deriva paternalistica o particolaristica, la democrazia, a sua volta, per trattare ogni persona con eguale considerazione e rispetto, ha bisogno della cura: da qui la possibilità di creare uno spazio morale e politico in cui elaborare una cultura civile della responsabilità.
In questa situazione, caratterizzata da incertezze crescenti e dall’emergere di conflitti nelle relazioni tra gli stati e all’interno degli stati, appare necessario ritornare all’originaria natura etica dell’economia e del mercato fondata sulla reciprocità, il riconoscimento, la comunicazione, la fiducia, l’empatia: in una parola, il ‘prendersi cura’ delle istituzioni e delle persone.
Questa consapevolezza richiede di considerare, nella loro concretezza, le relazioni tra etica, politica ed economia, a partire, anche, dalle possibili pratiche reali. Sotto questo profilo gioca un ruolo fondamentale l’esercizio della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) e la sua estensione, attraverso appositi strumenti attuativi, alle aziende pubbliche, alla Pubblica Amministrazione, al terzo settore.
Ancora una volta, l’economia e il mercato non si contrappongono all’espressione della socialità umana: la prospettiva che si apre e che appare sempre più necessaria è quella di porre in relazione etica, politica ed economia come espressione del prendersi cura, insieme, di sé, degli altri (compresi gli animali non umani), delle istituzioni, dell’ecosistema a cominciare da quanto ci circonda.
La IV edizione del Festival di Bioetica avrà la durata di due giorni (27/28 agosto) e sarà preceduta da anteprime che si terranno in alcuni comuni della Città Metropolitana nella Primavera/Estate del 2020.
Hanno già garantito la loro partecipazione con loro esperti:
Unesco Chair in Bioethics
Biogem
Università degli Studi di Genova
Ecoistituto Re- Ge
È stato richiesto il patrocinio al Comitato Nazionale per la Bioetica, Regione Liguria, Comune di Genova e Città Metropolitana, Istituto di Tecnologie Avanzate, Scuola di Robotica